“Riformisti” contro “conservatori”, “indipendentisti” contro “federalisti”. Questo il vero scontro che si sta consumando all’interno del Comitato Nazionale dell’Associazione Nazionale Arbitri. Non una battaglia per il potere, come è stato dipinta, ma un vero e proprio confronto di visioni in attesa delle elezioni di ottobre 2024.
Da una parte, vi sono i “riformisti” pronti a lottare per ottenere un’associazione finalmente padrona del proprio destino, autonoma in tutte le sue decisioni e nella gestione delle proprie risorse a vantaggio dei propri associati e del calcio italiano. Dall’altra, vi sono i “conservatori” che non vogliono tagliare il cordone ombelicale che tiene l’AIA dipendente in tutto e per tutto dalla Federazione, con tutto ciò che ne consegue. Come, ad esempio, i rimborsi a rilento o quasi completamente fermi, con migliaia di arbitri, a partire dal livello nazionale fino a quelli provinciali, che hanno dovuto anticipare centinaia se non migliaia di euro e che sono ancora in attesa di riaverne almeno una parte.
Il rapporto di subordinazione con la Federazione influisce anche sulla questione del rimborso chilometrico. Nonostante il tanto celebrato “aumento” strappato dall’Associazione alla Federazione (4 centesimi in più ottenuti possono essere un aumento tale da festeggiare come ha fatto, sguaiatamente, l’attuale presidenza?), gli 0,25 centesimi al chilometro sono ben lontani dagli standard adeguati. Basti pensare che secondo le tabelle ACI, parametro di riferimento per le tariffe dei rimborsi, si prevedono indennizzi che possono variare da un minimo di 0,31 centesimi fino ad un massimo di 1,40 euro, da calcolare in base alla cilindrata dell’auto e ai chilometri percorsi. L’aumento ottenuto dall’AIA, inoltre, è anche ben lontano dalla richiesta presentata dall’allora presidente Trentalange al Consiglio Federale della FIGC del 31/10/2022 di un indennizzo di 35 centesimi al chilometro (proposta ripresa anche dall’attuale presidente Carlo Pacifici durante la sua campagna elettorale). Quest’ultimo obiettivo, addirittura, nel corso del Comitato Nazionale straordinario che si è tenuto il 29 dicembre 2023, era stato additato dai “riformisti”, i quattro componenti della minoranza (Senesi, Camiciottoli, Marconi e Mazzaferro), come “ormai superato dall’inflazione galoppante”.
Secondo gli “indipendentisti”, quindi, solo con l’autonomia finanziaria sarebbe possibile erogare più velocemente i rimborsi e poterli aumentare in modo da renderli più appetibili ai vecchi associati e ai possibili futuri associati.
Basterebbe far fruttare le opportunità che ci sono e che ci potrebbero essere. Come, ad esempio, sfruttando meglio gli accordi con gli sponsor tecnici, come Givova. Il contratto con questa azienda è stato firmato dal presidente Gravina e l’AIA non ha avuto alcun ruolo nella stesura dell’accordo. L’AIA potrebbe, inoltre, cercare nuovi sponsor che verserebbero le quote direttamente nelle casse dell’Associazione e non in quelle della FIGC.
Altre occasioni ancora si potrebbero generare con la partecipazione nei programmi come “OpenVar”. Quest’ultimo, attualmente, oltre a non aver diminuito le polemiche, non ha generato un solo euro a vantaggio dell’AIA.
L’ottenimento dell’autonomia da parte dell’Associazione non gioverebbe solo agli arbitri stessi ma anche al sistema calcio. Fare gli arbitri sarebbe molto più appetibile, aumentando le vocazioni, rendendo possibile coprire le gare con più facilità, e con una qualità ancora più alta dell’attuale.
La vera domanda da porsi è perché l’attuale presidenza e la maggioranza del Comitato nazionale osteggiano le proposte dei “riformisti”, invece di accoglierle per il bene dell’Associazione?