Nel recente convegno tenutosi a Acireale, intitolato “Violenza nelle Manifestazioni Sportive, Analisi e Prospettive“, esperti e autorità si sono confrontati sulla preoccupante tendenza dell’incremento di violenza negli eventi sportivi, specialmente nel calcio. Le opinioni espresse durante l’evento offrono uno spaccato significativo su come affrontare questo problema persistente.
Il generale Riccardo Galletta ha aperto il convegno con una panoramica preoccupante sull’aumento degli episodi di violenza post-pandemia, sottolineando la necessità di un’azione coordinata tra le varie entità coinvolte e l’importanza dell’educazione, in particolare tra i giovani nelle scuole. La visione del generale Galletta è chiara: senza un impegno sinergico e formativo, sarà difficile stemperare il fenomeno.
Il procuratore generale Carlo Caponcello ha messo in luce l’inefficacia di un approccio puramente punitivo, evidenziando l’urgenza di integrare le sanzioni con interventi educativi più incisivi. Ha inoltre sottolineato il ruolo cruciale dei mass media, degli allenatori e del sistema educativo nel modellare un ambiente sportivo rispettoso e inclusivo.
Uno degli interventi più interessanti è stato quello di Sandro Morgana, che ha promosso l’importanza delle iniziative di rieducazione come gli “nuclei antiviolenza” e ha parlato di trasmettere un nuovo messaggio culturale attraverso lo sport, che sia in linea con i valori di fair play e integrità.
Un esempio concreto di iniziativa volta a cambiare la cultura sportiva è stato illustrato da Giulio Napoli, che ha descritto il “doppio tesseramento” per giovani arbitri e calciatori fino ai 19 anni. Questo programma mira a educare i giovani non solo sulle regole del gioco, ma anche sul rispetto reciproco e sulla gestione delle emozioni, sia in campo che fuori.
Alfredo Trentalange, infine, ha ribadito l’importanza di questo programma, descrivendolo come un “salto culturale” che può aiutare i giovani a sviluppare una personalità responsabile e consapevole, portando benefici duraturi non solo per loro stessi ma per l’intera comunità sportiva.