Si è sgonfiato il pallone e serve aria nuova per rimetterlo in pressione? Domenica scorsa la minoranza riformatrice dell’AIA prima, lunedì sera la Serie A per bocca del presidente Casini, rivelano l’aspirazione delle rispettive associazioni di “sganciarsi” dalla FIGC e rivendicare maggiore autonomia decisionale e finanziaria. Che è successo? Cominciamo dalla Serie A.
Serie A autonoma: le ragioni delle squadre
Casini dichiara: “Il sistema federale e il modello organizzativo in cui oggi la Serie A è collocata non sono adeguati. L’assemblea ha deciso di iniziare un percorso di valutazione di un meccanismo di autonomia simile al modello della Premier League”. Non c’è spazio ad interpretazioni.
Le Aree di Autonomia Richieste dalla Serie A
La Serie A mira a ottenere autonomia in diverse aree chiave, come i criteri di iscrizione al campionato, le regole sugli extra-comunitari, i format del torneo. Queste richieste emergono da una volontà di autodeterminazione legata al significativo peso economico che la Serie A sostiene all’interno del sistema calcistico italiano.

Il Presidente della Serie A, Lorenzo Casini
Impatto Economico e Organizzativo
Le società di Serie A, già colpite dalla crisi post-pandemia e dalla mancanza di aiuti statali, vedono nell’autonomia una via per rinnovare lo schema attuale, aumentando il proprio peso decisionale e economico. “La Serie A deve avere il ruolo centrale che le spetta,” afferma Casini, sottolineando l’importanza di un modello che assicuri maggiore autonomia decisionale.
Il Modello della Premier League: Un Esempio da Imitare?
La Premier League inglese, fondata nel 1992, rappresenta un caso di successo nell’indipendenza dei club da una federazione nazionale. Con l’autonomia nella gestione dei diritti televisivi, delle sponsorizzazioni e nella struttura organizzativa, la Premier League è diventata un modello economico e gestionale di riferimento a livello mondiale. Tuttavia, essa rimane sotto l’ombrello della Football Association, che garantisce il rispetto delle regole del gioco e standard etici.
Il Percorso Verso l’Autonomia: Ostacoli e Prospettive
Mentre la Serie A avanza in questo percorso, esistono ancora ostacoli da superare, inclusa l’approvazione di queste riforme nell’Assemblea Straordinaria dell’11 marzo. La situazione richiede un delicato equilibrio tra il mantenimento dell’integrità del gioco e la necessità di adeguare il sistema alle esigenze economiche e organizzative moderne.
La Battaglia per l’Autonomia nell’AIA: Riflessioni ed Implicazioni
Nel contesto dell’autonomia della Serie A, un’altra battaglia significativa si sta svolgendo all’interno dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). Questa disputa non è solo una lotta per il potere, ma rappresenta un vero e proprio confronto di visioni, soprattutto in vista delle elezioni previste per ottobre 2024. Da una parte ci sono i “riformisti“, che aspirano a un’associazione completamente autonoma, in grado di gestire le proprie risorse e decisioni per il bene degli associati e del calcio italiano. Dall’altra, i “conservatori” preferiscono mantenere l’attuale dipendenza dell’AIA dalla Federazione.

Verso l’Autonomia dell’AIA?
Le questioni di maggior contesa riguardano i rimborsi agli arbitri e la gestione finanziaria. Attualmente, molti arbitri devono anticipare costi significativi e attendere lunghi periodi per i rimborsi. Inoltre, l’attuale rimborso chilometrico è considerato inadeguato, specialmente rispetto alle tabelle ACI. I riformisti sostengono che solo attraverso l’autonomia finanziaria l’AIA potrebbe accelerare e aumentare i rimborsi, rendendo l’arbitraggio più attraente e migliorando la copertura e la qualità delle gare.
Un’altra prospettiva offerta dai riformisti riguarda l’incapacità a sfruttare degli accordi con gli sponsor tecnici, come Givova, e le opportunità mancate di generare entrate dirette per l’AIA. Questo contesto fa emergere domande importanti sull’attuale gestione e sulle resistenze interne all’associazione, portando a riflettere su come le proposte riformiste potrebbero essere accettate per il miglioramento complessivo dell’associazione e del calcio italiano.
Le richieste di autonomia di Serie A e AIA non sono solo questione di numeri (o potere), ma rappresentano un fondamentale passo verso il rinnovamento e l’adeguamento a un panorama calcistico globale in rapida evoluzione. Sebbene l’esito di queste richieste rimanga incerto, è chiaro che il calcio italiano sta attraversando un periodo di significativa trasformazione, con Serie A e arbitri in prima linea per definire il futuro del gioco nel paese.
Botta e Risposta Casini-Gravina
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha espresso scetticismo e cautela riguardo all’idea di una maggiore autonomia per la Serie A, prendendo spunto dal modello della Premier League. La sua dichiarazione, come riportato dall’ANSA, mette in guardia: “Quando si lanciano questi proclami, bisogna stare attenti. La Premier League ha 21 azioni, 20 dei club e la 21/a spetta alla federazione. Quindi non glielo auguro alla Serie A tale situazione, non ci sono i presupposti per un’attività del genere. Dobbiamo concentrarci su attività che facciano bene al calcio. Questa proposta è distrazione di massa”.
Dall’altro lato, Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, sostiene una visione più collaborativa e meno conflittuale, pur rimarcando l’esigenza di un cambiamento. Nella sua apparizione a ‘Giù la maschera’ (Radio Rai 1), Casini chiarisce: “L’ipotesi che la Lega di Serie A si stacchi dalla Federcalcio per adottare un modello simile a quello della Premier League, non vuol dire uscire dal modello federale, ma disegnare i rapporti con quest’ultimo in modo più equilibrato”. Inoltre, esprime la sua perplessità rispetto alla risposta di Gravina, sottolineando l’unità delle società di Serie A sulla proposta: “siamo rimasti tutti sconcertati. La nostra proposta è stata pacata, di collaborazione e non di contrapposizione. La risposta sembra non dare considerazione alla componente più importante del Consiglio federale. La Serie A finanzia tutto il sistema, è impensabile che la governance federale non le riconosca il giusto ruolo, quanto meno per quello che ci riguarda”.