“Mi sono dovuto far indagare per potermi difendere” è stato il leit motiv di Gabriele Gravina, un ritornello rimpallato da tutta la stampa italiana e sui social attraverso il quale il numero 1 del calcio italiano ha provato a scrollarsi di dosso lo stigma di “indagato”.
Vero è che per attivare le garanzie costituzionali c’era bisogno dell’iscrizione nell’apposito registro della Procura di Roma (che ha ricevuto gli atti da quella di Perugia, dove si stanno svolgendo le indagini sulla maxi inchiesta ormai nota come degli “Spioni”), ma non è escludere che i pm avrebbero potuto comunque iscrivere Gravina “manu propria”.
D’altronde l’ipotesi sulla quale i magistrati stanno indagando riguarda una presunta provvigione a beneficio di Gravina per un contratto di consulenza sui diritti tv della Serie C nel 2018, ultimo anno da presidente della LegaPro prima della scalata in FIGC.
E’ stata una mossa strategica (con annessa comunicazione a tutta la stampa), quella del presidente federale, per provare a governare l’inevitabile polverone sollevato? È un’ipotesi ma di certo c’è che al momento la vox populi, che non vota alle elezioni federali ma che è la vera base del movimento calcistico (cioè chi va allo stadio o si abbona alle TV), non tifa a favore dello stesso Gravina. Basta fare un velocissimo giro sui social, sono migliaia e migliaia i commenti negativi sulla vicenda.
E anche se il “No a processi di piazza” detto dal Ministro dello Sport Abodi è ragionevole, lo stesso ministro si dice “preoccupatissimo, quello che emerge dalla cronaca di questo fatto è il dato inquietante”.
Cosa emerge dunque dalla cronaca? Su cosa stanno puntando i fari i pm della Procura di Roma? Proviamo a fare chiarezza.
- 1. L’operazione segnalata dal notaio di Gravina: la Sos (la Segnalazione Operazione Sospetta) parte dallo stesso notaio che nel 2019 cura il rogito dell’acquisto della casa che Gravina acquista a Milano (valore 650 Milla €) a beneficio della figlia della compagna; per far fronte all’operazione, Gravina chiede al possibile acquirente di parte della sua collezione di libri antichi, Marco Bogarelli (già noto a Gravina in quanto proprietario della società advisor della LegaPro, 2 Mg Media) di versare la caparra (350.000€) a favore della figliastra di Gravina; davanti ai magistrati Gravina avrebbe dimostrato come la caparra depositata sarebbe poi stata restituita perché la compravendita non fu poi conclusa;
- 2. Il bando dei diritti tv della Lega Pro nel 2018: La LegaPro (leggi Gravina) stipula con ISG un contratto che prevede:
– un’analisi trimestrale degli standard qualitativi della trasmissione delle partite del campionato;
– attività di contrasto alla pirateria;
– la realizzazione di una nuova piattaforma attraverso cui distribuire un proprio canale.
La Lega Pro, però, all’epoca aveva già un advisor sul tema dei diritti TV, la 2Mg Media di Bogarelli peraltro con sede nello stesso stabile della ISG; - 3. Un accordo capestro? A quanto pare si, considerato che nella stagione successiva il nuovo presidente Ghirelli abbasserà l’importo pattuito di 250 € l’anno, ritenuto incongruo, fino a 70 mila € come da verbale dello stesso Ghirelli ai soci il 18/12/2020 (scarica il pdf) nel quale dice: “La Lega Pro è malata di consulentite”
Gravina si deve dimettere?
Formalmente no, ma sui social sono migliaia i commenti negativi sul presidente federale che al momento risulta non esattamente popolare e che, oggettivamente, da questa vicenda non risulta uscirne come campione di trasparenza.
A distanza di anni, però, fanno scuola le dimissioni di altre illustri personalità del calcio che, senza neppure essere indagati, hanno optato per le dimissioni come atto di chiarezza nei confronti del mondo del calcio:
– Nel 2006, all’inizio di Calciopoli, Franco Carraro si dimise prima di essere iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Napoli. Scriveva Carraro: “Di fronte ad una vicenda grave e dolorosa come quella che scaturisce dal materiale inviatoci dalla procura di Torino e di fronte agli sviluppi che potrebbero esserci dalle indagini in corso da parte delle procure di Roma e di Napoli, non penso che il mondo del calcio possa permettersi che da parte di alcuni addetti ai lavori e da alcuni rappresentanti dell’opinione pubblica si discuta sull’opportunità che il presidente federale continui ad esercitare le sue funzioni”Assolto da tutte le accuse, Carraro è tornato a essere membro della giunta Coni, dalla quale si era autosospeso;
– Nel 2014 Giancarlo Abete ha rassegnato le dimissioni da presidente della FIGC per motivi personali, professionali e di politica sportiva. La decisione è stata influenzata dai risultati del Mondiale, portandolo a lasciare l’incarico prima della fine del suo mandato. Abete ha espresso un misto di rammarico e serenità, sottolineando il suo impegno nel principio della responsabilità oggettiva nello sport.
– Nel 2017 Carlo Tavecchio si dimette dopo la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 (gravina dopo la mancata qualificazione ai mondiali del 2022 non ci pensò minimamente); nel consiglio federale nella quale presentò le dimissioni disse: “ Il quadro politico fino a stamattina non era cambiato, la Lega Pro (presieduta da Gravina, ndr) non è mai stata alleata nella maggioranza. Credo che siamo arrivati a un punto di speculazione che ha raggiunto limiti impossibili”;
– Ultimo in ordine di tempo Alfredo Trentalange nel 2022, dopo essere stato eletto con oltre il 60% dei voti, si dimette (dopo reiterate pressioni federali e con la minaccia del commissariamento dell’AIA) dopo l’arresto del procuratore capo dell’AIA D’Onofrio per droga; anche Trentalange non era indagato, era stato deferito con accuse che sono totalmente cadute e che l’hanno visto innocente su tutta la linea.