L’Associazione Italiana Arbitri ha annunciato all’inizio di questa stagione sportiva di aver trovato un nuovo sponsor tecnico, Givova. In questo accordo, però, non ha “toccato palla”. Il contratto, infatti, è stato firmato non dall’Associazione con Givova ma da quest’ultima con la FIGC, con tutte le drammatiche conseguenze del caso.
La divisa è un simbolo di appartenenza ad un gruppo, di condivisione di valori e di norme, fa sentire chi l’indossa parte di un tutto, una squadra che guarda non all’individualità ma all’obiettivo comune. Quando, però, accade che non tutti possono avere le stesse divise, questo messaggio si distorce creando squilibri e antipatici episodi. Questo è il caso accaduto nel menage a trois tra Associazione Italiana Arbitri, Givova e FIGC.
Doverosa una premessa: il presidente dell’AIA, per poter firmare accordi commerciali, deve essere delegato dal presidente della FIGC. Così è accaduto, ad esempio, per l’accordo tra FIGC e Legea, con il presidente Nicchi delegato alla firma dal presidente della FIGC.
Questo, però, non è accaduto con il nuovo sponsor tecnico. La conseguenza è che non vi sono divise sufficienti per tutte le sezioni, non tutti gli associati hanno la possibilità di ritirare la nuova divisa nera. Per poter porre rimedio, l’AIA ha così dovuto usufruire della prima tranche di pagamento di sponsorizzazione previsti dal contratto (350 mila euro) per acquistare d’urgenza le divise mancanti.
Anche questa misura, però, non è bastata. Numerose sono le sezioni che non hanno ancora le divise sufficienti da consegnare ai propri associati o ai neo-colleghi che hanno finito il corso alla fine del 2023. Mancherà molto probabilmente anche l’abbigliamento tecnico per tutti quei ragazzi che daranno l’esame nella primavera del 2024. Alcune sezioni sono quindi costrette a far arbitrare alcuni arbitri con le divise Legea, rischiando di far arrabbiare non solo Givova (non verrebbe rispettato il comma i, punto 3.5 del contratto: “FIGC si impegna con la massima diligenza richiesta (i) a far utilizzare ed indossare i Materiali a tutti gli Arbitri, nazionali, regionali e provinciali…”) ma anche Tigotà. Questo sponsor, infatti, non compare sulle vecchie divise. Alcune sezioni, inoltre, si sono trovate addirittura senza neanche le divise Legea e sono state autorizzate a comprare e distribuire delle semplici polo nere.
C’è, anche, un ulteriore elemento che stona in tutta questa storia. Nell’ultimo Consiglio Centrale il Vice Presidente dell’AIA Alberto Zaroli ha presentato un elenco, definito da alcune voci interne “di proscrizione”, di tutte le sezioni e comitati che non avevano ancora fatto un ordine da Givova, che non avevano comprato o fatto comprare dai propri associati niente dal proprio sponsor tecnico. Perché questo livore nei confronti di queste sezioni? La spiegazione si può ritrovare leggendo il contratto tra Givova e Figc. Al punto 3.3 infatti si dice che
“Givova riconoscerà annualmente a FIGC e previo ricevimento di relativa fattura da parte di FIGC, una royalty del 2% per il primo anno contrattuale, del 5% per il secondo anno contrattuale e del 7% per il terzo anno contrattuale da calcolarsi sul fatturato realizzato con la vendita di tali prodotti al netto di sconti e resi”.
Givova, quindi, non solo guadagna da eventuali ordini che avvengono dalle sezioni ma finanzia anche la FIGC. Per ogni ordine da parte delle sezioni e dei comitati viene riconosciuta, infatti, una percentuale sull’acquisto che Givova verserà alla FIGC, una sorta di cashback.E allora come non pensare che l’iniziativa di Zaroli possa essere mossa da due interessi, il primo volto a coprire la negligente gestione dei 6 milioni di materiale fornito da Givova, il secondo teso a favorire l’incasso della royalty da parte della FIGC.
Anche sull’argomento divise, quindi, si e’ creato un conflitto tra le due anime che sono in contrasto all’interno del Comitato Nazionale. I “federalisti” che difendono l’accordo stipulato e sottoscritto in data 3 agosto 2023 tra Givova e FIGC e gli “indipendentisti” che, invece, criticano l’accordo e lavorano con l’obbiettivo di rendere l’AIA Indipendente e terza attraverso una vera autonomia Tecnica, Economica Amministrativa e Finanziaria .