Ah, le squadre inglesi in Champions League! Una storia tanto ricca quanto a volte tragicomica, un esempio perfetto di come il calcio più opulento del mondo possa regalarci stagioni di clamorosi fallimenti europei. In un’epoca in cui la Premier League nuota nell’oro degli sponsor e dei diritti televisivi, ci si aspetterebbe una dominazione totale nelle competizioni internazionali. Invece, cosa abbiamo visto quest’anno? Una serie di fiaschi, disfatte e tragedie calcistiche che hanno lasciato i fan britannici a bocca asciutta e i critici con un arsenale di sarcasmo pronto all’uso.
Prendiamo ad esempio l’Aston Villa, unica sopravvissuta inglese nelle competizioni europee fino a poco tempo fa. Hanno avuto la possibilità di brillare in Conference League, ma hanno scelto di fare il contrario, perdendo clamorosamente in casa contro l’Olympiakos. Un 4-2 che suona più come un campanello d’allarme che come un risultato di calcio. A questo punto, la squadra di Unai Emery, quarta nella prestigiosa Premier, ha bisogno di un miracolo per ribaltare la situazione. E non è solo l’Aston Villa ad aver deluso.
Ricordate quando Manchester City e Arsenal sono stati eliminati dalla Champions League da Real Madrid e Bayern Monaco, rispettivamente? O quando Newcastle e Manchester United non sono nemmeno riusciti a superare i gironi? Sembra che l’unico trofeo che queste squadre possano alzare sia quello per la più spettacolare auto-sabotaggio.
Non dimentichiamoci del Liverpool, che è stato eliminato dall’Atalanta in Europa League. O il West Ham, che si è inchinato al Bayer Leverkusen. O il Brighton, chiaramente troppo debole per la Roma di Daniele De Rossi. Queste non sono solo sconfitte; sono sintomi di un calcio che, nonostante le ricchezze infinite, sembra aver perso la bussola in Europa.
E per aggiungere il sale sulla ferita, pensiamo al fatto che la finale di Champions League si terrà a Wembley, e quella di Europa League a Dublino. Due stadi tanto vicini a casa, eppure nessun club inglese sarà lì a competere. È una situazione così ironicamente tragica che persino Shakespeare avrebbe difficoltà a scrivere un dramma adeguato.
Quest’anno, inoltre, la Premier League riceverà solo quattro slot per la prossima Champions, mentre Serie A e Bundesliga ne avranno cinque. Come dire: ricchi, ma non troppo bravi. È questo il segnale che forse è il momento di rivedere non solo le strategie in campo, ma anche quelle fuori. Forse è il momento di ammettere che il denaro non compra la gloria europea, o almeno non così facilmente come comprerebbe un attaccante da cinquanta milioni di sterline.
In conclusione, il calcio inglese in Europa quest’anno è stato un disastro sceneggiato splendidamente, una commedia degli errori che ci fa chiedere: ma non era questo il calcio più bello e ricco del mondo? Forse è il momento di rivedere il copione.